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venerdì 4 maggio 2012

Sotto questo cielo stellato - Racconto breve


Ci credi? Seduti qui, a guardare il mare che riflette la luna e quei puntini luminosi di cui tu ora stai parlando appassionatamente. Ti guardo le mani, con cui gesticoli freneticamente, perché le stelle ti fanno impazzire, e intanto fai cadere la cannuccia che tenevi in bocca. Il ghiaccio che rimaneva della tua granita ormai è sciolto e io rigiro quello della mia con il cucchiaino. Sorrido con dolcezza ai riflessi bianchi della luna sul tuo profilo, mentre continui a disegnare con le dita larghi cerchi contro il cielo blu. Nascondi una piccola scatola nella tasca sinistra, vedo la forma che ogni tanto disegna delle leggere ombre sui tuoi pantaloni. Sorrido, facendo finta di niente; tu sai quanto mi piacciano le sorprese, sai quanto ami le tue sorprese e voglio sembrare molto sorpresa, e felice ed eccitata e commossa ed emozionata. Perché so già cosa sarà. Tu continui a raccontarmi le leggende sulle costellazioni che mi mostri ogni sera d’estate. Questa sera mi racconti la leggenda di due innamorati che dopo aver superato mille avversità riescono a coronare il loro sogno d’amore. Non ne sono certa ma credo che tu te la sia inventata al momento. Rido, quando dici che è quasi certo che alla fine non abbiano divorziato. Rimani zitto per un momento, con lo sguardo fisso su un qualcosa di imprecisato poco al di sopra delle tue scarpe, con le labbra impegnate in un sorriso di pura felicità ed emozione. È quello che hai sempre nelle grandi occasioni, come quando mi chiesi di uscire la prima volta. Mi dici che tutto questo tempo passato assieme, le difficoltà, le risate e i baci, ti hanno fatto capire quello che non vuoi perdere. Ti hanno fatto decidere di comprare un anello, dici mentre tiri fuori la scatolina che mi aveva fatto fremere mezz’ora prima, quando l’avevo intravista nella tua tasca. Ti hanno dato il coraggio di portarmi qui oggi in riva al mare, sotto migliaia di stelle come testimoni, e di farmi una domanda con la voce tremante.
“Vuoi sposarmi?”
Mi cogli alla sprovvista, non perché non so cosa rispondere, ma perché sono realmente sorpresa e felice ed eccitata e commossa ed emozionata. Con una voce tremante come la tua cerco di formare la mia risposta, ma quello che viene fuori è solo il primo singhiozzo di un lungo pianto, che porterà via ogni paura e incertezza, ogni difficoltà e dolore, che abbiamo trovato sul nostro cammino prima di incontrarci.
“Si, si, si, si” lo ripeto all’infinito, mentre la mia voce si perde nel mare blu e viola che riflette uno splendido cielo stellato.
Ti ho cercato per tanto tempo. Ti ho cercato in lungo e in largo, e non credevo di poterti trovare lì, nell’appartamento dall’altra parte della strada.
E ora capisco cosa mancava nella nostra vita prima di questa promessa. Mancava il sorriso dolce di un ragazzo appassionato di stelle. Mancavano le grandi mani che gesticolano freneticamente perché hanno troppe cose da dire. Mancava la voce tremante che non sa cosa dire per invitare una ragazza ad uscire. E ora sono qui, non ti preoccupare.
“Ti amo” sussurri da sopra la mia testa.

Volerò da te - Raccondo breve


Ogni cosa che apparteneva a te che trovo per casa mi porta a pensare che forse forse non te ne sei andato. Forse sei nascosto in bagno, come facevi quando volevi farmi una sorpresa. Forse stai solo aspettando l’autobus per tornare a casa. Però intanto io non ti vedo, ed è molto triste, quindi, per favore, vieni fuori.

Faccio il tè come al solito, lo verso nella mia tazza e ne verso una anche a te, e ne guardo il vapore sparire piano piano finché il tuo tè diventa freddo e io devo preparare la cena.
Tutto è diverso quando non ci sei e io sento il cambiamento che vibra nell’aria, anche se cerco di ignorarlo e fare finta di nulla. Il disagio mi sfiora la pelle se mi affaccio alla tua camera, mentre un calzino appeso sullo schienale della tua sedia rossa mi implora di riporlo in un cassetto. Ma non voglio entrare, il calzino rimarrà lì, incompleto senza il suo compagno, come lo sono io ora. Ti sto aspettando, per tornare completa.

Sei triste dove ti trovi ora? Ti senti solo? Provi dolore? Quanto vorrei stare male al posto tuo, ho sempre voluto prendere i tuoi malesseri per farti stare bene. Se fosse più semplice.

Tolgo il tuo giubbotto dall’attaccapanni per portarlo in lavanderia. L’inverno giochi così tanto fuori che si sporca sempre di terriccio, e anche se ogni volta ti dico parole non mi ascolti, tu sei una spirito libero, come posso riuscire a trattenerti dentro casa accanto a me?

Oggi Luca farneticava qualcosa di strano riguardo a te. Ma non è vero quello che dice. So che ritornerai, perché sei uscito per fare una passeggiata nel bosco. Non so quando però. Ed è per questo che sono triste. Perché non torni subito, così possiamo cenare insieme, come una volta?

“Sara, guarda la realtà, Michael è morto, non tornerà, non tornerà più da noi!”
Perché Luca deve urlare in questo modo? Perché deve urlare che sei morto? Non è vero. Non è così, giusto? Tornerai, vero? La tua mamma ti aspetta. E tu non puoi stare senza la tua mamma. Sei così piccolo così indifeso.
“Sara, ti porto in una clinica. Sono sicura che lì sapranno aiutarti”
Luca mi ha chiuso qui dentro, in una prigione fatta di muri bianchi. E forse ho capito. È vero che non tornerai più? Se è così l’unico modo per trovarti è seguirti. Sto arrivando amore mio, la mamma viene da te. Basta saltare da questa finestra aperta e volerò da te. Aspettami.

giovedì 24 febbraio 2011

Conversazione tra due voci

"Si dice che Gustave Flaubert abbia assaggiato del veleno prima di scrivere la sua Madame"
"Flaubert era un idiota"
"Flaubert era un ammirevole scrittore"
"Ha rischiato di morire!"
"Ha rischiato di scrivere falsità. Cosa poteva descrivere se non conosceva gli effetti del cianuro?"
"Poteva fare come tutti gli scrittori, inventare"
"E avrebbe fatto la fine di tutti gli scrittori, dimenticato perchè identico agli altri"
"E sarebbe stato peggio di morire?"
"Per uno scrittore non essere letti è morire"

lunedì 24 gennaio 2011

Si, infondo forse sono un po' psicopatica

Mi vergogno un po', ma forse è vero che sono fuori di testa. Ma quale scrittore, anche se in erba come me, non lo è?
Per esempio, quando sto soffrendo, sia emotivamente che fisicamente, ho ricevuto una delusione, vengo terrorizzata da qualcuno o qualcosa, mi sento in pericolo o sbatto l'alluce sulla gamba del tavolino del salotto, cerco di focalizzare la mia attenzione sulla situazione, sul momento, su quello che sento, per poi sfruttare quello che ho imparato nei miei scritti. Penso: "Ah, è questo che si prova a ricevere un dito nell'occhio dal nipotino. Come potrei scriverlo in prosa?". Non si sa mai che un mio personaggio riceva una ditata in un occhio.

Sono solo una povera scrittrice in erba

E a volte può sembrare che io sia un po' fuori di testa. Perchè a volte, in qualunque posto mi trovi, potrei cominciare a correre per la stanza presa dal panico, per il semplice, ma non così semplice in fondo, motivo che non trovo una penna e una qualsiasi superficie libera su cui si possa scrivere. Insomma, quando arriva l'ispirazione non importa se stai per addormentarti, se sei, ehm, alla toilette, se ti stai per sposare o se sei a scuola aspettando di fare l'esame orale alla maturità. L'ispirazione non torna, le idee fuggono, spesso non ricordo una frase che avevo pensato cinque minuti prima, e, accidenti, era così perfetta, così poetica. Quanto ci rimango male poi se non riesco a finire un racconto solo perchè quando mi è venuta l'ispirazione ero in un luogo pressochè desertico e non avevo con me il cellulare. Eh, l'ispirazione non torna.